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Il cavallo di Leonardo all’Ippodromo di Milano: storia e curiosità

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Scopriamo insieme la storia del cavallo di Leonardo all’Ippodromo di Milano. Le vicende legate all’imponente monumento equino sono sconosciute anche ai milanesi doc!

La commissione dell’opera

La storia del cavallo di Leonardo all’Ippodromo di Milano comincia nel 1482. Ludovico il Moro commissiona all’artista un’opera per commemorare la memoria del padre Francesco Sforza. Tra gli altri meriti, a Francesco si deve anche la fondazione della casata di famiglia.

Si tratta di un’impresa a dir poco colossale, sia per le dimensioni della statua che per la sua struttura. Il monumento infatti avrebbe dovuto raffigurare un cavallo scolpito nell’atto di impennarsi in battaglia. Leonardo, consapevole dell’importanza di una tale opera, studiò nel dettaglio le particolarità anatomiche dell’animale. I disegni preparatori realizzati dal genio toscano oggi possono essere ammirati presso il Castello di Windsor in Inghilterra.

 

Francesco Sforza

Francesco Sforza, duca di Milano dal 1452 al 1466, fu un coraggioso capitano di ventura. Combatté al servizio del Regno di Napoli e dello Stato della Chiesa, per poi giungere alla corte del duca di Milano Filippo Maria Visconti.

Nel 1441 sposerà la figlia del duca, Bianca Maria, diventando di fatto il successore di Filippo. In seguito alla breve parentesi repubblicana del 1447, Francesco Sforza ascenderà ufficialmente a rango ducale.

 

L’impresa impossibile

Inizialmente Ludovico il Moro fa una richiesta a Leonardo estremamente ambiziosa, se non impossibile: vuole che il cavallo rimanga eretto su due zampe. Nonostante i problemi di equilibratura, Leonardo e i suoi collaboratori cercano di accontentarlo e riescono farlo poggiare su tre zampe.

Nel 1491 verrà presentato a Ludovico il Moro un modello in creta alto 7 metri, dal peso di 100 tonnellate. Il duca approverà il progetto e le modifiche apportate da Leonardo, che si metterà subito all’opera. Due anni dopo, nel 1493, la gigantesca struttura in creta viene esposta al pubblico.

 

Arrivano i francesi

Mancava solo la colata di metallo fuso e l’opera sarebbe stata completa. Ma ciò non avvenne. I problemi principali erano due: l’invasione dei francesi e le 100 tonnellate di bronzo necessarie per l’ultimo step della realizzazione.

In realtà le due questioni sono collegate, in quanto il bronzo fu utilizzato per scopi bellici. In particolare, il metallo servì per la realizzazione dei cannoni che difesero Milano dalle truppe di Luigi XII. Inoltre Leonardo scappò dalla città meneghina riparandosi a Mantova. L’elaborato colosso di creta venne distrutto dai soldati, che lo usarono come bersaglio per esercitarsi con la balestra.

 

In epoca moderna

Ma non tutto andò perso. Nel 1977 l’ex pilota statunitense Charles Dent, ispirato da un articolo del National Geographic Magazine, decide di riprendere in mano il progetto. Se 5 secoli prima le tecniche di fusione rendevano l’impresa impossibile, la situazione era di sicuro cambiata. In 15 anni Dent raccolse oltre 2 milioni di dollari, e riunì un’equipe di scienziati esperti leonardeschi. Purtroppo Dent morì nel 1994. A continuare l’opera ci pensò il proprietario di una grande catena di supermercati del Michigan, Frederik Meijer. Oltre a fornire i fondi mancanti, Meijer chiese a Nina Akamu, scultrice statunitense, di realizzare la statua.

Nel 1999 la scultura arriva nel capoluogo milanese, divisa in 7 parti. Dopo aver saldato insieme i pezzi, si decise di sistemare la statua in un cortile dell’Ippodromo di San Siro. In molti lamentano la mancanza di visibilità della colossale statua, la cui storia è ignorata anche da molti milanesi oltre che dalla maggior parte dei turisti.

Per scoprire ulteriori curiosità sul cavallo di Leonardo all’Ippodromo di San Siro visitare il sito ufficiale.

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