Qual è la storia del Senato di Milano? E quali furono i suoi personaggi di spicco? Che ruolo ebbe la figura di Bartolomeo Arese in questo panorama storico?
Senato di Milano a grandi linee
Il Senato di Milano a livello europeo fu uno dei più potenti tribunali di massima istanza. A tal punto da tenere testa alle varie dominazioni che governarono la città tra il XVI e il XVIII secolo.
I suoi membri furono sempre personaggi di alto rango, provenienti dalle più illustri famiglie lombarde, tra i tanti spicca la figura di Bartolomeo Arese.
Chi era Bartolomeo Arese?
Bartolomeo nacque nel 1610 a Milano, da una famiglia senatoria cittadina. Dopo aver frequentato il collegio dei gesuiti di Brera, si iscrisse alla facoltà giuridica seguendo le orme paterne. Successivamente laureatosi fu ammesso a far parte del collegio dei giureconsulti di Milano, dove esercitò con successo l’avvocatura.
Nel 1619 completò il cursus honorum ottenendo la carica di Presidente del Senato. Nel 1636 ricoprì l’incarico biennale di Capitano di giustizia col fine di vegliare sull’ordine pubblico.
Nel 1641 ottenne finalmente il posto in Senato, divenendone nel 1660 Presidente. In tale ambito si sforzò sempre di reprimere le illegalità, i soprusi e le dispute.
Si distinse sul piano letterario nella compilazione di numerose raccolte manoscritte di giurisprudenza senatoria e di collezioni di pronunce sui redditi ordinari.
Il lascito testamentario in favore del Senato milanese
Il 24 settembre 1671, dispose testamento rogato a favore del Senato milanese. Secondo le sue ultime volontà, fece in modo che si stilasse un elenco di libri di carattere giuridico destinati a entrare a far parte della Biblioteca del Senato. Mentre i “doppioni”, che il tribunale non riteneva necessari sarebbero andati nelle mani di un nipote.
Da tale catalogo, all’interno del quale i libri sono elencati sommariamente con il nome dell’autore e del titolo, si apprende che i testi di proprietà del Tribunale assommavano a 1670. Erano di vario formato, con prevalenza tuttavia di quelli di formato cosiddetto in folio.
Nel 1924 con l’istituzione dell’Università degli Studi di Milano, l’intera biblioteca, rivestendo un enorme valore storico-giuridico, fu trasferita. Anche se attualmente, dopo l’incendio occorso alla Corte d’Appello e il bombardamento aereo del 24 ottobre 1942, i testi un tempo illustri organi giudiziari si sono ridotti a 1168.
Il palazzo Arese-Borromeo-Litta
Il palazzo in corso di Porta Vercellina, oggi corso Magenta, realizzato su progetto di Francesco Maria Richini nel 1648, conosciuto come Palazzo Arese-Borromeo-Litta, rappresentava il fulcro della vita del Senato Milanese. Il palazzo, in origine si protendeva con rustici e giardini fin quasi al Castello fu celebre all’epoca per i fastosi ricevimenti voluti dallo stesso Arese.
Il più mondano fu quello organizzato in occasione della sosta milanese di Maria Anna d’Austria. Per l’avvenimento Bartolomeo fece costruire una galleria verso il giardino, con le pareti ricoperte di broccato d’oro e quadri. La sontuosa dimora verrà poi completata e arricchita dai discendenti di casa Arese, che le seppero dare lustro facendo erigere il famosissimo scalone scenografico, opera del Merli, e la facciata di Bartolomeo Bolli.
Il Senato di Milano
Il Senato milanese fu creato per volere di Luigi XII d’Orleans, con l’editto di Vigevano dell’11 novembre 1499. Il desiderio era quello di riorganizzare il sistema giudiziario secondo nuove esigenze governative. Il nuovo e potentissimo organo, chiamato latinamente Senatus, che andava a sostituire sia il consilium secretum sia il consilium iustitiae, di stampo visconteo-sforzesco, ottenne una vasta serie di prerogative, ben maggiori di quelle detenute dai due consigli precedenti.
Accanto al diritto d’interinazione, cioè il diritto di confermare e far eseguire gli atti del sovrano, il Senatus fu depositario fin dall’inizio dell’amministrazione della giustizia, intesa più che come gestione diretta delle singole cause, come controllore delle magistrature inferiori presenti nel ducato. All’atto della creazione ne dovevano far parte 17 membri, detti Senatores, scelti tra i personaggi di spicco della città. Col tempo però il numero dei senatori andò aumentando, e già nel 1535 si erano attestati a 27. Come era facile che accadesse, i senatori giuristi, proprio a causa della loro estrazione culturale, presero il sopravvento sui membri laici.
I poteri del Senato di Milano
In materia di diritto civile, il Senato era competente in primo grado a decidere su cause di alto valore economico, in materia di confini tra fondi, in diritto di successione e in materia di cause feudali. In tal modo la giurisdizione venne definitivamente tolta ai pares curiae, cioè ai vassalli dipendenti da uno stesso signore, o al dominus.
Inoltre, era giudice d’appello per le sentenze emesse dalle altre magistrature superiori e corte di ultima istanza per ogni reclamo avverso giudicati di grado inferiore.
In materia di diritto criminale, il Senato aveva più potere discrezionale a esclusione della concessione della grazia. Quando il caso non era direttamente sottoposto al Senato, a questo comunque spettava l’ultima decisione per i reati comportanti pene corporali, pena di morte e confisca dei beni.
Accadde così sempre più spesso che il Senato pur dovendo in teoria solo applicare la legge, si arrogò in pratica il potere legislativo.
Le cause affrontate e la riduzione seicentesca
Le cause sottoposte all’attenzione del Senato erano migliaia, sia civili che penali. Le parti processuali chiedevano poi in continuazione il parere senatoriale sulle cause che le vedevano coinvolte presso i giudici minori. Per questo la mole di lavoro che gravava sui singoli membri era enorme. Pur coadiuvati da decine di cancellieri e segretari, che si occupavano della stesura degli atti e alla conservazione dei documenti.
I senatori, tra l’altro, nel Seicento si erano ridotti al numero di 15. Ma tale numero dovrebbe essere in realtà ridotto, se si considera che erano concretamente meno i membri operanti. Molti erano anziani o impossibilitati causa salute a prestare servizio. Essendo la carica attribuita a vita, senza contare che a ogni epidemia di peste la situazione si faceva molto precaria.
Il declino settecentesco
Il Settecento segnò per la città la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova stagione. Quando infatti, a partire dal 1706, il Ducato divenne provincia dell’impero asburgico, il Senato si ostinò nello sbandierare il potere che gli derivava direttamente dalle Nuove Costituzioni. L’istituzione milanese così all’epoca era ormai bersaglio degli scritti illuministici. Tra i quali ricordiamo le opere del Beccaria, dei fratelli Verri e gli articoli prodotti dal gruppo “Il caffè”. Nel 1786 il supremo tribunale venne abolito con l’editto dell’undici febbraio. Vennero anche abrogate le Nuove Costituzioni e riformata la procedura criminale. Morì così un’istituzione milanese, che nel bene e nel male era stata la protagonista indiscussa per quasi tre secoli.