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6 febbraio 1853: la rivolta di Milano tra patriottismo e socialismo

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6 febbraio 1853: la rivolta di Milano e le prime idee socialiste

Il 6 febbraio 1853 accadde l’avvenimento conosciuto con il nome di rivolta di Milano.
Questa insurrezione fece molto discutere l’opinione pubblica moderata borghese che vide in essa la necessità di accelerare il processo unitario in modo da eliminare sia il movimento mazziniano che i movimenti d’ispirazione socialista, i quali si erano già presentati nella Rivoluzione del 1848 e che la classe operaia voleva riproporre.
Inizialmente, il Comitato Insurrezionale pensò di approfittare del Gran Ballo che si sarebbe svolto a Palazzo Marino il 31 gennaio per avvelenare tutti gli alti gradi dell’esercito austriaco che avrebbero partecipato all’evento. In questo modo la guarnigione austriaca a Milano sarebbe rimasta senza guida e quindi sarebbe stato più semplice colpirla. Alla fine di questo piano non se ne fece nulla e fu abbandonato perché ritenuto irrealizzabile e dall’esito incerto.
Nel frattempo altri insurrezionalisti pensarono di assassinare aristocratici milanesi, scegliendoli tra i più importanti collaboratori dell’amministrazione austriaca al fine di ottenere una dura reazione del governo che avrebbe acceso la rivoluzione popolare. Anche questo progetto però non venne messo in pratica.
Intanto, i fucili che sarebbero dovuti arrivare da Genova e dalla Svizzera non giunsero mai a Milano. I mazziniani e i repubblicani fuoriusciti dichiararono di non condividere i motivi politici della rivolta, ma si decise di mettere in atto la rivolta lo stesso, con la speranza di una massiccia partecipazione di operai e proletari milanesi.
Così il 6 febbraio 1853, alle ore 16:45, circa un migliaio di uomini tra artigiani ed operai, armati di coltelli e pugnali, assaltarono i posti di guardia e alle caserme austriache sperando nell’ammutinamento e nella collaborazione dei soldati ungheresi dell’esercito austriaco in nome dell’indipendenza nazionale da Vienna. Ciò, però, non avvenne, e anche l’ingegnere del Municipio, che aveva promesso di aiutare gli insorti a costruire le barricate e a tagliare i tubi del gas per lasciare al buio la città con l’aiuto dei suoi operai addetti alla manutenzione delle strade, si tirò indietro.
Gli insorti si scontrarono con la polizia e con i soldati da Porta Romana a Piazza del Duomo, da Porta Ticinese Porta Vercellina. I rivoltosi confidavano nella collaborazione del popolo ma i mazziniani milanesi contrari agli ideali socialisti degli insorti assistettero indifferenti al fallimento della rivolta che si concluse nel sangue il giorno seguente con l’arrivo dei rinforzi austriaci.
Il bilancio della rivolta contò 10 soldati austriaci morti, 47 feriti e 895 insorti arrestati, di cui 16 furono giustiziati con la fucilazione e l’impiccagione.
(Foto tratta da tysm.org)

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