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Violino ritrovato: a Milano la memoria di Auschwitz

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Un testo per bambini che racconta la storia vera del Collin-Mézin, attraverso la “voce” del violino ritrovato.

 

Un libro di storia per bambini

Un libro per bambini è quello di Anna Lavatelli, “Il violino di Auschwitz”, presentato il 23 gennaio alla Biblioteca di Parco Sempione. L’autrice ha messo in campo un narratore speciale, che dona voce a una storia che riecheggia nella memoria della tragicità.

Lavatelli vincitrice di vari premi di letteratura per l’infazia, fra cui il prestigioso Andersen, non ha inventato nulla. Ammette, «mi piace dire che ho ricevuto il racconto in regalo da un signore che ne aveva intuito l’importanza chiedendomi di narrarlo».

«Mi chiamo Collin-Mézin, sono un violino. Spero non vi stupisca il fatto che io possa parlare. È la musica a darmi la voce».

Lo strumento si introduce subito ai piccoli lettori, è lui a raccontare la storia della famiglia Levy di Torino. La scrittrice spiega che non poteva che essere lui il narratore. Essendo l’unico sopravvissuto del nucleo familiare, il depositario delle loro memorie. La sua “voce” aiuta a tratteggiare, senza sconti ma con mano delicata, il tema delicato della Shoa.

 

La storia dei Levy narrata grazie a un violino

L’ingegnere milanese Carlo Alberto Carutti, grande collezionista di strumenti a corda, scova da un antiquario del capoluogo piemontese, un pregiato violino. Il suo occhio esperto gli conferma che si tratta di un pezzo speciale. Sul retro della cassa è incisa la stella di David e all’interno c’è una scritta «Musik macht frei» e il numero 168007. Quel numero è il primo indizio. È la matricola tatuata sul braccio di Enzo, figlio dei Levy, al suo ingresso ad Auschwitz. Con una ricerca all’archivio della Documentazione Ebraica di Milano, si aggiungono altre importanti informazioni ed è possibile ricostruire parti della vita torinese della famiglia. Dalla fuga precipitosa nella villa di amici a Tradate all’arresto e la deportazione nel campo di concentramento.

 

Il violino ritrovato

Il violino-protagonista appartiene a Eva Maria, sorella di Enzo.    La ragazzina talento prodigio: non se ne separerà mai, neppure durante il viaggio sul treno blindato per la Polonia. Arrivata ad Auschwitz, sarà selezionata per suonare nell’orchestra femminile, dove resterà fino a quando lo strumento trovato rotto la costringerà ad abbandonare l’orchestra. Quando i russi liberarono il campo, Enzo scopre in un deposito abbandonato il violino della sorella, lo riporta a Torino e lo affida al liutaio perché lo ripari.

 

Il violino di Eva Maria oggi

Il Collin-Mézin oggi conservato nel Museo di Cremona. Ha ripreso a suonare grazie all’ingegner Carutti. Lo scorso anno le sue note hanno riempito il cortile del campo di Birkenau, simbolo della rivincita della musica sulla ferocia umana.

credits: corrieremilano

@Clelia Mumolo

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