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Storia del gladiatore di Milano, Urbicus che ha reso la città una piccola Roma!

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Tra Romae e Mediolanum: storia del gladiatore di Milano, Urbicus che ha fatto della città una piccola Roma.

Nel III secolo d.C, Milano stava diventando una città sempre più importante nello scenario dell’impero romano, tale da replicare i giochi cruenti praticati negli anfiteatri romani. Parliamo dei combattimenti tra gladiatori, spettacoli molto in voga all’epoca, che mostravano la potenza dell’impero romano, con cui venivano intrattenuti cittadini e alte classi sociali.

A Milano, a metà del III secolo d.C., visse Urbicus, gladiatore che dedicò la sua vita al combattimento nelle arene. Fiorentino di nascita, milanese di adozione, divenne famoso nella sua epoca per essere stato il protagonista assoluto nell’anfiteatro di Mediolanum.

Anfiteatro milanese: dove sorgeva?

Questo luogo di combattimenti e spettacoli, sorgeva in prossimità della zona di Porta Ticinese. A causa delle invasioni nei secoli successivi, l’anfiteatro venne smantellato, ma tra gli anni ’50 e 60’ del Novecento, vennero effettuati degli scavi in cui si ritrovarono resti dell’arena; è possibile visitare i resti presso il parco archeologico istituito appositamente per conservare i ritrovamenti, l’Antiquarium Alda Levi.

Chi era Urbicus?

Il gladiatore di Milano, Urbicus fu l’eroe dell’anfiteatro di Mediolanum che, grazie alla sua armatura, dall’elmo tondeggiante, scudo rettangolare con angoli smussati, gladio, paratibia e manica metallica, ha combattuto numerose battaglie; era specializzato nei combattimenti con pugnali e tridenti.

Sebbene Urbicus fosse un cognome romano, il gladiatore venne chiamato così proprio perché significava “della città”, “cittadino”. Dopo i numerosi combattimenti e altrettante vittorie, Urbicus divenne il beniamino dei mediolanensi.

Morto a soli 22 anni, la lapide di Urbicus riporta le parole della moglie, tramite le quali veniamo a conoscenza della vita privata del gladiatore: l’uomo era sposato con Lauricia e aveva due figlie: Olimpia e Fortunense. Sulla lapide ci sono anche le parole che la consorte ha voluto lasciare a colui che uccise l’amato: “Ti avverto, o tu che uccidi chi ha vinto: i suoi tifosi terranno viva la sua memoria”.

Scoperte e ritrovamenti

L’epitaffio dedicato a Urbicus, fu rinvenuto nel 1650 nella chiesa di Sant’Antonio, in via F. Sforza e rimase in loco, dando la possibilità ai milanesi di visitarlo. La lapide, invece, è conservata nelle Civiche Raccolte Archeologiche di Milano.

Federica Elli

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