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Case chiuse a Milano, la storia della prostituzione meneghina

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Le case chiuse a Milano non hanno mancato d’esistere. Quello di cui parleremo in questo articolo è un argomento sempreverde, che ogni tanto torna in auge.

Quando si parla di case chiuse a Milano tutti sanno a cosa ci si riferisce. La prostituzione che invece di perdersi tra i vicoli e gli angoli delle strade, aveva dei civici ben precisi.

Per la precisione le case chiuse a Milano come altrove in Italia, dopo l’Unità del 1861, vennero istituite attraverso una legge voluta da Camillo Benso conte di Cavour; lo scopo era chiaramente quello di poter far gestire allo stato a livello sanitario le diverse situazioni di modo da avere tutto sotto controllo.

La situazione però divenne sempre più complessa, anche per l’aumento dei controlli effettuati dallo stato. Neanche a dirlo solitamente queste case di tolleranza erano situate in zone povere, tra cui Verziere o Castelletto; si può ricordare difatti la poesia di Carlo Porta de La Ninetta del Verziere.

Tra gli altri posti famosi all’epoca vi erano il Bottonuto, con prestazioni dalle 5 alle 10 lire. Mentre come oggi vi sono le escort, in via Vittoria Colonna alcune donne prendevano addirittura 50 lire. Vi erano poi la Calusca, dietro la chiesa di Sant’Eustorgio, e i bordelli vicino le vie Disciplini, via Chiaravalle, San Pietro all’Orto e vicino la chiesa di San Carlo.

La storia delle case chiuse venne a terminare con la legge Merlin del 1959.

@Damiano Grilli

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