Costruito nel ‘300, il Castello Sforzesco di Milano fu apprezzato solo svariati secoli dopo.
Il Castello Sforzesco di Milano fu costruito nel lontano 1360. Tuttavia, nonostante il suo ruolo sarebbe dovuto essere quello di rappresentare la città, non fu mai particolarmente amato dai milanesi che ne apprezzarono l’esistenza solamente a metà dell’800; solamente quando la struttura si liberò quasi del tutto del suo ruolo militare.
In quel periodo divenne infatti un centro culturale, destinazione d’uso in linea con l’anima in evoluzione di una delle città artisticamente più ferventi d’Italia.
Castello Sforzesco di Milano: una storia di odio e amore
Inizialmente pensato come residenza per le truppe di soldati, fu fatto costruire da Galeazzo II Visconti, signore della zona occidentale della città. Il suo successore Gian Galeazzo riuscì effettivamente in questo intento.
Dalla sua costruzione il Castello ha visto numerose successioni all’interno della famiglia. Dopo la morte di Filippo Maria (ultimo dei Visconti) nelle sue stanze fu guardato con ancora più timore e distacco dai cittadini.
La figlia di Filippo Maria (Bianca Maria), si imparentò con Francesco Sforza, dando origine alla nuova Signoria milanese.
Nel 1452 così la rocca fu oggetto di blando restauro (a seguito dei conflitti precedenti) da parte dell’architetto civile fiorentino Filerete, insieme con l’architetto militare Bartolomeo Gadio (prestatore del nome del viale circostante).
Da questa prima ristrutturazione derivò un implemento delle qualità difensive della struttura.
Fu solo poi con Ludovico il Moro che il Castello vide una deriva artistica nella sua opera di riqualificazione.
Nonostante gli abbellimenti e gli apporti artistici di persone del calibro di Leonardo Da Vinci però, il Castello fu sempre guardato con sospetto dai milanesi a causa del suo ruolo prettamente militare e legato al mondo della guerra.
Tale condizione sarebbe cambiata solamente nell’800; ad oggi è considerato a sua volta un simbolo della città.