Navigli di Milano: da lavanderia a centro per la movida
Oggi zona destinata ad aperitivi e ritrovo i Navigli di Milano nascevano con funzioni totalmente differenti.
La rete di canali attraversanti il capoluogo lombardo affonda le proprie radici già ai tempi dei romani. Se infatti l’area di Milano può dirsi caratterizzata dalla presenza di numerosi fiumi, tra i quali il Seveso e l’Olona, con lo sviluppo demografico dell’antica Mediolanum il fabbisogno d’acqua andava drasticamente crescendo. Dunque i Navigli di Milano fanno la loro comparsa in epoca romana. Specializzati nell’ingegneria idraulica, i romani deviarono il corso dei fiumi presenti nelle campagne lombarde facendo in modo di convogliarli verso un baricentro comune. Mediolanum.
Nascono così i Navigli.
Come funzione primordiale ebbero quella di apportare in città la quantità necessaria d’acqua alla cittadinanza. Con il passare dei secoli, la caduta dell’impero romano e l’avvento del periodo oscuro medievale i Navigli vennero abbandonati. Tuttavia fu la dedizione monasteriale a far sì che tornassero ad occupare un ruolo fondamentale per la società. Le varie opere di bonifica promosse dagli ordini ecclesiastici donarono ai lombardi una regione ricca di campi irrigati naturalmente con cui poter prosperare. A goderne fu inoltre l’artigianato, settore per cui l’apporto d’acqua risulta fondamentale, ma anche il commercio e l’arte. Come le merci, anche l’immensa quantità di marmo necessaria per costruire il Duomo giunse a Milano navigando sul Naviglio Grande.
Ma cosa rappresentano i Navigli di Milano per la società moderna?
Proviamo a pensare ai nonni dei nostri nonni. Il ruolo fondamentale ricoperto dai Navigli fu quello di garantire la pulizia dei milanesi! Munite del “Brellin”. Tipico panchetto su cui le lavandaie si appoggiavano per strofinare i panni. Le lavandaie si ritrovavano ogni giorno sulla sponda dei canali milanesi per lavare montagne di indumenti. In un periodo dove il lavaggio era ancora peculiarmente a secco, i Navigli garantirono un livello di pulizia superiore a quello conosciuto all’epoca. Anche in questo campo si può certamente conferire a Milano un ruolo di avanguardia rispetto alla media italiana.
Non era economico ottenere del sapone, il che lo rendeva decisamente raro anzi. Ciò che faceva la differenza, oltre all’acqua dei fontanili, era il cosiddetto “Paltun”. Questa particolare liscivia casereccia era ottenuta cuocendo la cenere insieme all’olio. Il prodotto che ne derivava permetteva di rendere intenso il bianco degli indumenti lavati.
La città di Milano era caratterizzata dalla presenza di diciannove lavatoi. di questi diciannove la maggior parte (undici per la precisione) erano ubicati sul Naviglio Grande. Tre sul Naviglio della Martesana e cinque sul Naviglio di Pavia. Se fu all’inizio del diciannovesimo secolo che la moda ed il bell’apparire sbarcarono a Milano appare chiaro quale fosse la rilevanza dell’impegno delle nostre lavandaie. La responsabilità che apparteneva alle loro di mansioni andava di pari passo con l’importanza degli impegni, istituzionali e non, di governanti e benestanti milanesi. E allora sotto con l’olio di gomito. Sciacquando, strizzando, sbattendo e coprendo di cenere gli indumenti costrette a carponi senza alcuna difesa dall’inclemenza delle stagioni.
Evviva le lavandaie! Evviva i Navigli di Milano!
(credit foto: art hotel navigli)