Smart working a Milano: come la città si impegna nel dare occupazione
Il tasso di disoccupazione è sceso grazie allo smart working a Milano.
Non c’è città in Italia dove si possa parlare di smart working, se non a Milano. Lo smart working a Milano. Questo tipo di lavoro è previsto nelle aziende con 250 dipendenti o più. La percentuale dello smart working a Milano è dell’8%, ben lontana dalle media europea del 18%. Tuttavia, negli ultimi anni il tasso è cresciuto passando dal 5% all’8%. Se confrontiamo lo smart working a Milano con il resto d’Europa vediamo una Francai al 25%, Germani al 13% e Spagna al 12%.
L’aspetto principale dello smart working è sicuramente la formazione, soprattutto per le nuove richieste della trasformazione digitale e industriale. I protagonisti principali sono i giovani, su cui si cerca di investire per poter farli collaborare e formare per quello che il mondo del lavoro richiede.
La situazione lavorativa in Lombardia è cambiata negli ultimi anni. Il tasso di occupazione è tornato ai livelli di pre-crisi. Gli occupati in Lombardia sono aumentati di 125mila, di cui 90mila solo a Milano.
La crescita lavorativa
Questo aumento del tasso occupazionale è dovuto principalmente a due fattori.
Uno è sicuramente l’occupazione a tempo determinato, con un impatto maggiore del 13%. La quota degli occupati a tempo indeterminato si è sempre aggirata introno al 10% in Lombardia. Il quadro complessivo della situazione lavorativa è positivo, grazie anche all’aumento delle imprese sul territorio, con più 37mila dipendenti solo quest’anno. Il settore che ha avuto più crescita è stato quello dei servizi, mentre il manifatturiere è stato leggermente flessibile. Grazie a tutto questo, il tasso di disoccupazione giovanile è sceso di ben 7 punti. Questo calo non basta a colmare il gap generazionale che continua a crearsi e creare criticità.
Le azioni per promuovere lo smart working a Milano sono portate aventi da Mauro Chiassarini, vicepresidente di Assolombardia alle politiche del lavoro, sicurezza e welfare. Oltre a lui, anche Cgil, Cisl e Uil.
Federica Elli
(credit foto: economyup)