I miti e le leggende hanno spesso radici antichissime. Le due storie protagoniste di questo articolo affondano le loro radici fino ai tempi degli Antichi Romani, quando la Lombardia non era la regione che conosciamo e la zona di Milano era oggetto di storie e racconti fantastici.
Un caso particolare è quello del lago Gerundo, uno specchio d’acqua realmente esistito ma nella cui storia leggenda e realtà si intrecciano da sempre.
Il lago Gerundo
Si narra che poco sotto Milano nei tempi antichi vi fosse un grande bacino lacustre, chiamato lago Gerundo, ormai scomparso.
Tale lago era composto dall’affluenza dei principali fiumi della zona, oggi irrigatori naturali della zona circostante grazie all’intervento dell’uomo.
Più di duecento chilometri di acqua, con una profondità di circa dieci metri, che giaceva tra le odierne province di Bergamo, Lodi e Cremona.
Già nelle opere di Plinio il Vecchio (epoca romana), il bacino lacustre prese il nome di lago Gerundo. La sua forma ricordava secondo la leggenda un po’ quella della testa di un grande animale (un coccodrillo per l’esattezza) intento a tuffarsi nelle acque del Po.
In epoca medievale si narra che il lago Gerundo fosse uno specchio d’acqua generato dai detriti alluvionali di Adda, Serio e Oglio.
Ma cosa fu davvero il lago Gerundo?
Al di là della rappresentazione folkloristica e delle memorie storiche a noi giunte, è verosimile pensare che il lago Gerundo sia stato un insieme di paludi e acquitrini scomparso gradatamente intorno al XII secolo d.C.
Secondo i racconti il lago (o presunto tale) aveva però un’estensione davvero notevole. Così notevole che tra il IV e il VI secolo d.C. sull’isola ghiaiosa detta isola della Mosa o Fulcheria fu edificata la città di Crema.
Leggende milanesi, il drago Tarantasio
La storia del lago Gerundo si intreccia così con quella del mitico mostro drago Tarantasio, una creatura antidiluviana dal corpo serpentesco e la testa cornuta.
Una delle leggende racconta che dopo la morte del Vescovo di Milano Ambrogio, un terribile drago avrebbe iniziato a insidiare la nostra città. Solo il grande coraggio di Umberto Visconti avrebbe portato all’uccisione del mostro con un colpo di sciabola (ragione per la quale sullo stemma della nobile famiglia appare un giovane con una spada).
Tra le varie leggende che si aggirano intorno al drago Tarantasio però, quella che maggiormente lo collega al lago Gerundo è la leggenda di San Colombano, un monaco irlandese che avrebbe avuto il merito di uccidere il grande drago poi scomparso tra i flutti del lago Gerundo.
Svariati chilometri più lontano dal luogo dell’accaduto e parecchio tempo dopo sarebbe poi stata rinvenuta una carcassa (subito attribuita dalla popolazione dell’epoca al grande drago Tarantasio) e da allora i locali avrebbero fatto di tutto per accaparrarsi una reliquia del grande rettile.
Molto probabilmente la carcassa apparteneva ad un rettile preistorico, ma il fascino della leggenda di Tarantasio prese più facilmente piede.
Tarantasio e il simbolismo contemporaneo
Non solo un leggenda, ma anche un vero e proprio simbolo. Tarantasio per la zona del lago Gerundo e i milanesi ha avuto e ha tutt’oggi una notevole importanza.
Tra i monumenti e per le vie, negli stemmi e nel simbolismo che rappresenta le grandi aziende, Milano è piena di draghi, biscioni, serpenti e figure che richiamano il nobile drago leggendario.
Il lago Gerundo e il drago Tarantasio hanno portato con loro una forza simbolica tale che ancora oggi Milano è ricca di allegorie che li ricordano.