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Milano anno 1630: peste, morti e magheggi!

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Siamo a Milano anno 1630, correva per le strade la peste, non si contavano i morti e le persone tremavano per gli untori.

Tra gli avvenimento che accaddero a Milano anno 1630 vi è senza dubbio l’entrata in scena di Padre Felice Casati. L’uomo facente parte dell’Ordine dei frati minori cappuccini divenne presidente del lazzaretto di Milano, secondo il Manzoni era un instancabile e caritatevole uomo. Entra in gioco quando scoppia la peste e nel lazzaretto cominciano ad affluire gli appestati.

La peste, sicuramente un altro punto focale che a Milano anno 1630 rimase negli annali. A metà anno i morti erano più di centocinquanta. Il lazzaretto di Milano non bastava più, quindi ne venne creato un altro, il lazzaretto del Gentilino. La malattia, citata anche su antichi documenti egizi, non lasciava in pace nessuno. I carmelitani scalzi cercavano di stare dietro ai malati ma era arduo.

Milano anno 1630: ecco gli avvenimenti!

Spuntano gli untori, gente che si pensava potesse attaccare la peste tramite magheggi e malefici. Si crea dunque un nuovo lavoro, quello del monatto. Chi di voi non ha mai visto bizzarri costumi con una faccia dal lungo becco? Ecco, quelli durante il 1630 con la peste che imperversava recuperavano i malati i portavano i morti alla geenna.

Una curiosità del 1630 è sicuramente l’arrivo nelle bocche del popolo di Ludovico Acerbi e del suo palazzo di Porta Romana 3. Si diceva che qui abitasse il diavolo. Perché? Beh, a quanto pare nonostante la peste picchiasse duro, durante tutto il flagellamento della piaga a palazzo Acerbi le feste non mancavano, come non mancavano musica e balli. Nessuno di quel palazzo prese la peste, un caso? Sicuramente un avvenimento bizzarro e sospetto.

Sempre con al centro la peste nel 1630 a Milano il Cardinale Federico Borromeo porta avanti una processione con le spoglie di San Carlo Borromeo per chiedere la fine della malattia meneghina.

Verso luglio dello stesso anno muore il pittore Daniele Crespi, artista barocco di cui ricordiamo “L’ultima Cena”, visionabile alla Pinacoteca di Brera, e il ciclo di San Bruno alla Certosa di Garegnano.

Nonostante le molte morti ahimè citate chioso parlandovi di Carlo Maria Maggi. L’illustre poeta e scrittore milanese fu il precursore della letteratura milanese moderna. Anche accademico della Crusca e universitario a Pavia, diede prova del suo estro con il dialetto che fece sua vessillo di battaglia e per cui ricevette numerosi riconoscimenti.

@Damiano Grilli

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