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Storia e curiosità di insoliti personaggi di Milano: ecco chi erano!

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Vi siete mai chiesti quali siano stati i personaggi di Milano più curiosi nel corso della storia? Eccone alcuni esempi.

La famiglia Lechi.

Tra i personaggi di Milano più particolari ci sono i fratelli Lechi. La storia avventurosa dei fratelli Lechi inizia prima ancora che nascessero. Stendhal nel suo diario di viaggio Roma Napoli e Firenze racconta le incredibili avventure del conte Vitelleschi. Viteleschi era un nobile bresciano che sembra un incrocio tra Casanova e il don Giovanni di Mozart. Il conte Vitelleschi era in realtà il conte Lechi, il fratello Galliano, famoso in tutta la Serenissima Repubblica per le sue stravaganze. Faustino, l’altro fratello, era molto più tranquillo e obbediente alle leggi. Era più tranquillo anche di natura: ebbe una moglie Doralice Bielli e ben 19 figli. Molti membri di questa numerosa famiglia si faranno onore nella città di Brescia. Solo due di loro – Giuseppe e Teodoro – saranno ben noti in tutta Europa.

I fratelli Lechi

Giuseppe Lechi, intraprende la carriera militare nell’esercito austriaco raggiungendo il grado di capitano. Dopo l’arrivo di Napoleone in Italia prepara con altri rivoluzionari bresciani e i fratelli la rivoluzione bresciana che esplode il 18 marzo 1797. La sorella Franca è l’anima di questa rivolta e già alcuni giorni prima aveva cucito con le sue mani il tricolore. Anche lei più rientrare tra i personaggi di Milano più insoliti.

Giuseppe entra nel governo provvisorio di Brescia ed organizza la Legione bresciana auto nominandosi generale. Con la fondazione della Repubblica Cisalpina a Milano i bresciani vi confluiscono subito. Napoleone invia la legione bresciana e i Lechi prima in Emilia e poi nelle Marche. A Città di Castello accade un famoso episodio, ancora oggi oggetto di dubbi e sospetti. I dubbi riguardano la donazione a Giuseppe Lechi da parte della città del quadro dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, oggi a Brera. Il dubbio che ci si pone è se il quadro sia stato donato a Lechi o egli se lo sia preso di sua volontà.

La festa del conte Batthyányi nel 1828

Dopo tante turbolenze, nella casa di Porta Orientale ecco trascorrere un periodo sereno e festoso. Il conte Batthyányi viveva con grandi mezzi ricevendo la migliore aristocrazia della città. Celebre fu la festa mascherata del 1828 che ci è stata raccontata con dovizia di particolari dal Bascapè nel suo libro I palazzi della vecchia Milano. In queste pagine finge che sia il conte Mellerio nel 1838 a illustrare i palazzi di Milano. sicuramente il conte Batthyányi è tra i personaggi di Milano più curiosi.

Il libro

«Il Batthyányi arricchì ed abbellì la propria casa, ove dieci anni or sono diede un ballo in costume molto sfarzoso. Per questo restò nelle cro­nache come un avvenimento memorabile. C’ero anch’io, a quella festa, e non posso dimenticare lo splendore dei saloni, il gaio movimento delle danze, la magistrale scelta dei pezzi musicali.» concluse malinconicamente il Mellerio. Ma le dame chiesero altri particolari, e disse che tutto era stato combinato in precedenza.

La scelta dei personaggi e quella del vestiario, sicché furono evitate possibili stonature. Insomma, il ballo fu organizzato nel modo più perfetto, e ogni famiglia ricostituì, per qualche ora, una Corte o un gruppo dinastico: v’erano personaggi della Signoria fiorentina e di quella milanese, sovrani e principi italiani e stranieri, perfino un sultano. Infine una serie pittoresca di costumi popolari, da quelli magiari, indossati da ungheresi amici dell’ospite a quelli polacchi, tartari, persiani, scozzesi, montenegrini, ecc. Le contesse Filippina ed Eleonora Batthyányi, in abito da persiane, trionfavano fra un gruppo multicolore di gentiluomini. I costumi erano stati disegnati dai pittori Hayez e Migliara, ed eseguiti con lusso principesco dalle principali sartorie di Milano, di Parigi e di Vienna…”

Gaetano Belloni

Il Palazzo Rocca-Saporiti di corso Venezia 40, è appariscente con il suo loggiato decorato da splendide colonne ioniche. Purtroppo però è poco studiato nella sua storia. Il palazzo viene costruito nel 1812 da Gaetano Belloni sull’area dove sorgeva la chiesa dei Cappuccini. Gaetano Belloni aveva ottenuto, con il ritorno in Italia di Napoleone nel 1800, la gestione del Ridotto della Scala.

Era una vera e propria miniera d’oro poiché si trattava del locale più frequentato. In cambio Belloni doveva versare una quota del ricavato nell’allestimento degli spettacoli. Per il disegno della facciata venne incaricato lo scenografo Giovanni Perego, un giovane famoso che lavorava alla Scala. E’ indubbio che la competenza scenografica abbia avuto un peso notevole nella concezione di quest’opera. Il tetto arricchito dalle statue Grazioso Rusca e Pompeo Marchesi. Esse sono allineate sulla balaustra sopra il cornicione. Il Perego ha posto al piano terreno un severo zoccolo di granito. All’interno il salone da ballo è affrescato alla maniera dell’Appiani. Altre sale ricevono arredi e stucchi neoclassici ancora conservati.

Terminata l’età d’oro napoleonica, il Belloni si trasferisce a Roma nel 1818. Dopodiché vende il palazzo a Marcello Saporiti. Il palazzo verrà infine acquistato dagli Archinto che tuttora vi abitano.

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